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Video documentazione e interviste alle ragazze e ai ragazzi che hanno partecipato al progetto laboratorio sulle differenze e la realizzazione di una canone e un video clip alle case gialle a Bologna, nei primi mesi del 2011. Realizzato dall'associazione VCP |
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L'Italia al buio e il "caso" Turbogas. Questioni energetiche ma non solo |
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Intervento di Nicola Armaroli dell'Istituto per la Sintesi Organica e la Fotoreattività del Consiglio Nazionale delle Ricerche - Bologna. Bologna |
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Intervento di Nicola Armaroli dell'Istituto per la Sintesi Organica e la Fotoreattività del Consiglio Nazionale delle Ricerche - Bologna. Bologna 10 Giugno 2004 |
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bologna manifestazione contro forza nuova 13 maggio 2000 |
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Disperdetevi, disperdetevi, disperdetevi" (Vice Questore Della Rocca, 15.30 del 13.05.00) Ieri Bologna ha vissuto una grande giornata di mobilitazione e di lotta. Diecimila persone hanno sfilato per la città esercitando un "divieto dal basso" che ha impedito a decine di neonazisti euopei ed italiani di parlare pubblicamente. Ieri dopo molto tempo abbiamo visto al nostro fianco molte nuove associazioni, pezzi significativi di Partiti e di Sindacati, gente comune indignata, come noi, dallo scempio che di Bologna si è cercato di fare. Questo è l'aspetto più straordinario della giornata di ieri: diverse soggettività, molte perosne normali hanno trovato un modo di e per parlarsi per ottenere un obiettivo comune: garantire il rispetto della Costituzione della Repubblica poichè le forze a questo preposte sono vergognosamente rimaste latitanti ed affermare un progetto di Europa aperta, sociale e solidale, esattamente opposto a quello di chi diffonde idee xenofobe e razziste. Il successo della straordinaria giornata del 13.05.00 è stato possibile solo grazie a queste migliaia di persone che hanno deciso di intervenire in prima persona nel conflitto politico, senza visioni astrattamente ideologiche, senza schemi superati che, per quanto ci riguarda, sono morti e sepolti da tempo. Non è stato il corteo "dei Centri", ma di una grossa parte di società bolognese che ha accolto i ragazzi dei centri accettandone le pratiche, difendendoli dopo due massacranti cariche, decidendo di sfilare in diecimila dietro lo striscione della Rete Contropiani NO OCSE annunciando la partecipazione alle giornate del 12/15 giungo contro il meeting dell'OCSE. Leggendo i quotidiani questa mattina abbiamo visto che alcuni giornalisti ci hanno dipinto come "buoni" per aver deposto insieme ai partigiani i fiori al Sacrario di Piazza Nettuno alla mattina alle 10.00 e come "estremisti" o "ultras della sinistra" per i fatti del pomeriggio". Non è così, sinceramente noi vediamo le cose diversamente: nel pomeriggio in centinaia con le nostre tute bianche abbiamo dovuto subire un'aggressione folle comandata dal vicequestore dott. Della Rocca che ha fatto massacrare un corteo fermo e con le mani alzate. Le centinaia di tutine non avevano con sè alcun oggetto atto ad offendere; Della Rocca lo sapeva, lo hanno potuto vedere le decine di passanti e giornalisti anch'essi travolti dalle cariche. Avevamo con noi sole tre cose: i nostri corpi, la forza delle nostre idee e quattro gommoni fatti da camere d'aria per cercare di preservare un poco i primi due. Non avevamo nè molotov nè bombe carta nè ci interessa alcunchè ci riporti a rituali del passato e non sia del tutto declinabile nelle forme del conflitto che proponiamo tutti i giorni. La mobilitazione di ieri pomeriggio non può essere ricordata per il rumore di un vetro rotto, ma per il fragoroso risveglio di una città precedentemente china ed assopita. Il protagonismo della giornata di ieri è stato quello di chi aveva scudi e gommoni per proteggersi dalla violenza scatenata su un sacrosanto corteo pacifico che avanzava a mani alzate, di un pezzo importante di città che ha scelto di smettere di essere invisibile e di chi si è dovuto letteralmente conquistare il corteo fino al Baraccano. Va inoltre ricordato che i compagni dopo aver subito due violentissime cariche, la seconda delle quali condotta con i blindati, che hanno travolto alcuni manfestanti, hanno continuato ad avere un grosso rispetto della loro città defluendo pacificamente lungo l'intero Pavaglione fino a giungere in Piazza Maggiore. Questa è la parte, grande, di città che, pacificamente, è riuscita a prendersi il diritto a manifestare percorrendo tutta via Santo Stefano, fino al Cassero di Atlantide, riempiendo di senso proprio quei luoghi in cui i nazisti hanno cercato di svolgere il loro raduno. A questa moltitudine che ha praticato al nostro fianco la disobbedienza civile proponiamo di lavorare ancora insieme, di indiviaduare obiettivi da raggiungere nel rispetto delle diverse sensibilità, di continuare a trovarci, ad inventare un linguaggio che ci permetta di parlare anche ai cittadini che in piazza non sono venuti pur desiderando esserci. A questa moltitudine proponiamo di non disperdere quanto costruito ieri ma di co-progettare fin da subito la paretecipazione alla giornata del 20 maggio ad Ancona, dove andremo a dire ai ministri europei lì riuniti che non si decide della vita di milioni di migranti e cittadini dei Balcani a porte chiuse, il 25 maggio a Genova per opporci alla brevettabilità della vita e alle multinazionali transgeniche, e di partecipare alle riunioni della Rete Contropiani/NO OCSE di Bologna i Mercoledì al cinema Ambasciatori alle ore 21.30. Associazione Ya basta! Emlia Romagna, Atlantide Teatro Polivalente Occupato Ecn Bologna da wuming foto gallery |
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La mobilitazione a bologna contro il vertice ocse |
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13 min., betacam, 2000. Vcp/002 Dalle assemblee alle manifestazioni contro l’OCSE che si riuniva a Bologna nel giugno del 2000. Vi sono brani dalle prime riunioni di indymedia che allora sperimentava, per la prima volta in Italia, un canale di comunicazione audiovisiva aperto alla partecipazione collettiva. |
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Racconto della prima azione delle tute bianche al CPT di via Mattei a Bologna |
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racconto della prima azione delle tute bianche al CPT di via Mattei a Bologna nel febbraio del 2000. Bologna, 26 Febbraio 2000 Blocco dei lavori in Via Mattei caserma Chiarini ad opera delle tute bianche Questi Centri meritano, ad avviso di molti. il nome di "Lager", non già perché siano uguali ai campi di concentramento nazisti, quanto per il fatto di avere, in comune con quelli, alcuni elementi giuridici affatto peculiari: al loro interno vige un regime di "sospensione del diritto'; i soggetti internati sono giuridicamente "non - persone" (la definizione è di Alessandro Dal Lago), sono uomini e donne per i quali vige uno status giuridico differenziato in ragione del luogo di nascita, in aperto contrasto con le previsioni costituzionali in materia di libertà personale. Oltre questo, rispetto alla struttura, è noto come altri centri tuttora in finzione nel nostro paese siano circondati da sbarre appuntite alte 4 metri ed abbiano le caratteristiche strutturali delle carceri speciali, i medesimi progettisti e, fatalmente, gli stessi effetti sui corpi ed in particolare la psiche e lo spirito dei detenuti (non si contano gli atti di autolesionismo e le morti per intempestività o assoluta mancanza di assistenza sanitaria).(...) |
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Clandestino? no, cittadino! |
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Video documento sulla marcia dei migranti del primo dicembre 2001 |
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20 min, betacam, 2001 Vcp/004 un video documento sulla marcia dei migranti del primo dicembre 2001 che ha visto per le vie di Bologna centinaia di migranti che, insieme ai cittadini bolognesi, dicevano un no netto alla nuova proposta di legge Bossi-Fini sull'immigrazione, proponendo invece un concetto e una pratica allargata di cittadinanza. Il film contiene anche immagini dei tre principali centri di permanenza bolognesi, dove centinaia di migranti di diverse etnie vivono in condizioni allucinanti. |
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CPT Centro di permanenza temporanea |
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Il movimento contro i cpt - dalle prime manifestazioni allo smontaggio del CPT di Bologna del gennaio 2002 |
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CENTRO DI PERMANENZA TEMPORANEA, 20 min, betacam, 2002 Vcp/007 Questo film ripercorre due anni di lotte contro l'apertura del CPT (Centro di Permanenza Temporanea) che si vorrebbe aprire a Bologna, in via Mattei. Dalla prima occupazione del febbraio 2000 si ripercorrono tutte le azioni intraprese dalla società civile, le discussioni e le manifestazioni fino allo smontaggio del CPT del gennaio, 2002, per concludersi con la grande manifestazione del 2 marzo, a Bologna, che ha visto la partecipazione di tutti i social forum italiani. |
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13 maggio 2000 - "Bologna ha vissuto una grande giornata di mobilitazione e di lotta. Diecimila persone hanno sfilato per la città esercitando un "divieto dal basso" che ha impedito a decine di neonazisti europei ed italiani di parlare pubblicamente" |
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versione in qualita' riencodata Disperdetevi, disperdetevi, disperdetevi" (Vice Questore Della Rocca, 15.30 del 13.05.00) Ieri Bologna ha vissuto una grande giornata di mobilitazione e di lotta. Diecimila persone hanno sfilato per la città esercitando un "divieto dal basso" che ha impedito a decine di neonazisti euopei ed italiani di parlare pubblicamente. Ieri dopo molto tempo abbiamo visto al nostro fianco molte nuove associazioni, pezzi significativi di Partiti e di Sindacati, gente comune indignata, come noi, dallo scempio che di Bologna si è cercato di fare. Questo è l'aspetto più straordinario della giornata di ieri: diverse soggettività, molte perosne normali hanno trovato un modo di e per parlarsi per ottenere un obiettivo comune: garantire il rispetto della Costituzione della Repubblica poichè le forze a questo preposte sono vergognosamente rimaste latitanti ed affermare un progetto di Europa aperta, sociale e solidale, esattamente opposto a quello di chi diffonde idee xenofobe e razziste. Il successo della straordinaria giornata del 13.05.00 è stato possibile solo grazie a queste migliaia di persone che hanno deciso di intervenire in prima persona nel conflitto politico, senza visioni astrattamente ideologiche, senza schemi superati che, per quanto ci riguarda, sono morti e sepolti da tempo. Non è stato il corteo "dei Centri", ma di una grossa parte di società bolognese che ha accolto i ragazzi dei centri accettandone le pratiche, difendendoli dopo due massacranti cariche, decidendo di sfilare in diecimila dietro lo striscione della Rete Contropiani NO OCSE annunciando la partecipazione alle giornate del 12/15 giungo contro il meeting dell'OCSE. Leggendo i quotidiani questa mattina abbiamo visto che alcuni giornalisti ci hanno dipinto come "buoni" per aver deposto insieme ai partigiani i fiori al Sacrario di Piazza Nettuno alla mattina alle 10.00 e come "estremisti" o "ultras della sinistra" per i fatti del pomeriggio". Non è così, sinceramente noi vediamo le cose diversamente: nel pomeriggio in centinaia con le nostre tute bianche abbiamo dovuto subire un'aggressione folle comandata dal vicequestore dott. Della Rocca che ha fatto massacrare un corteo fermo e con le mani alzate. Le centinaia di tutine non avevano con sè alcun oggetto atto ad offendere; Della Rocca lo sapeva, lo hanno potuto vedere le decine di passanti e giornalisti anch'essi travolti dalle cariche. Avevamo con noi sole tre cose: i nostri corpi, la forza delle nostre idee e quattro gommoni fatti da camere d'aria per cercare di preservare un poco i primi due. Non avevamo nè molotov nè bombe carta nè ci interessa alcunchè ci riporti a rituali del passato e non sia del tutto declinabile nelle forme del conflitto che proponiamo tutti i giorni. La mobilitazione di ieri pomeriggio non può essere ricordata per il rumore di un vetro rotto, ma per il fragoroso risveglio di una città precedentemente china ed assopita. Il protagonismo della giornata di ieri è stato quello di chi aveva scudi e gommoni per proteggersi dalla violenza scatenata su un sacrosanto corteo pacifico che avanzava a mani alzate, di un pezzo importante di città che ha scelto di smettere di essere invisibile e di chi si è dovuto letteralmente conquistare il corteo fino al Baraccano. Va inoltre ricordato che i compagni dopo aver subito due violentissime cariche, la seconda delle quali condotta con i blindati, che hanno travolto alcuni manfestanti, hanno continuato ad avere un grosso rispetto della loro città defluendo pacificamente lungo l'intero Pavaglione fino a giungere in Piazza Maggiore. Questa è la parte, grande, di città che, pacificamente, è riuscita a prendersi il diritto a manifestare percorrendo tutta via Santo Stefano, fino al Cassero di Atlantide, riempiendo di senso proprio quei luoghi in cui i nazisti hanno cercato di svolgere il loro raduno. A questa moltitudine che ha praticato al nostro fianco la disobbedienza civile proponiamo di lavorare ancora insieme, di indiviaduare obiettivi da raggiungere nel rispetto delle diverse sensibilità, di continuare a trovarci, ad inventare un linguaggio che ci permetta di parlare anche ai cittadini che in piazza non sono venuti pur desiderando esserci. A questa moltitudine proponiamo di non disperdere quanto costruito ieri ma di co-progettare fin da subito la paretecipazione alla giornata del 20 maggio ad Ancona, dove andremo a dire ai ministri europei lì riuniti che non si decide della vita di milioni di migranti e cittadini dei Balcani a porte chiuse, il 25 maggio a Genova per opporci alla brevettabilità della vita e alle multinazionali transgeniche, e di partecipare alle riunioni della Rete Contropiani/NO OCSE di Bologna i Mercoledì al cinema Ambasciatori alle ore 21.30. Associazione Ya basta! Emlia Romagna, Atlantide Teatro Polivalente Occupato Ecn Bologna da wuming foto gallery |
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Un piccolo studio sulla frammentazione e moltiplicazione dei punti di vista. un processo di deautorializzazione passa attraverso lo sfinimento della visione: caccia ai punti di vista, disseminazione dell'occhio nello spazio dell'azione, ricomposizione att |
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Un piccolo studio sulla frammentazione e moltiplicazione dei punti di vista. un processo di deautorializzazione passa attraverso lo sfinimento della visione: caccia ai punti di vista, disseminazione dell'occhio nello spazio dell'azione, ricomposizione attraverso il montaggio. sono i frammenti che costruiscono la percezione, sono i particolari che costruiscono l'azione. |
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I nostri sogni non ci stanno nelle vostre gabbie |
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Esibizione di poesie, lettere e arti visive di carcerati californianiOur dreams don't fit into your cages Il documentario racconta la mostra allestita l'11 luglio 2006 alla libreria modo da un'attivista di Buildingbloc |
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Esibizione di poesie, lettere e arti visive di carcerati californiani Our dreams don't fit into your cages Il documentario racconta attraverso le parole di una delle attiviste del collettivo Buildingbloc la mostra allestita l'11 luglio 2006 alla libreria ModoInfoshop di Bologna. La mostra, organizzata da Buildingboc nella primavera del 2006, raccoglie lavori inviati da oltre 200 persone attualmente in prigione. Altri lavori artistici di detenuti ed ex detenuti sono stati inviati tramite i gruppi Critical Resistance, Prison Activist Resource Center e Free Battered Women (in difesa dei diritti di donne carcerate vittime di violenze domestiche). La mostra si e' aperta a San Francisco in Aprile e fara' tappa a Roma, Feltre, Berlino, Sarajevo e Belgrado. Oltre che della mostra si parla della storia del movimento abolizionista degli USA. |
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Lo spirito di Porto Alegre |
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...entriamo all'interno del forum, incontrando la sua gente, i suoi protagonisti e relatori. |
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Attraverso lo sguardo e le parole di un filmaker indipendente, che ha attraversato con la sua telecamera i momenti piu' rappresentativi di questo movimento, pertecipando alle nuove esperienze di comunicazione indipendente entriamo all'interno del forum, incontrando la sua gente, i suoi protagonisti e relatori. Attraverso le parole di Naomi Klein, dei Sem Terra, di Rafael Alegria di Via Campesina, Gianni Mina', Noam Chomsky, Casarini, Agnoletto, di chi ha fatto migliaia di chilometri anche a piedi, per arrivare fin qui, raccontiamo lo spirito che muove questa iniziativa e quindi i movimenti e le lotte che a esso fanno riferimento, che qui si ritrovano per riconoscersi insieme agli altri. |
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La Banda Bellini - presentazione |
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Andrea Bellini - Presentazione con l'autore Marco Philopat del libro La Banda Bellini |
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Presentazione del libro La Banda Bellini di Marco Philopat con Andrea Bellini Per un anno, Marco Philopat ha registrato le sue conversazioni con Andrea Bellini, protagonista e testimone di una Milano che, fotografata a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, visse la profonda insoddisfazione di chi era nato dopo il secondo conflitto mondiale e fu teatro di aspri scontri oggi rievocati con uno stile secco e serrato dall'autore di Costretti a sanguinare. Romanzo sul punk 1977-84 (Shake, 1997). Dal quartiere operaio Casoretto all'Istituto Einstein, poi nelle strade, ai cortei, tra i lacrimogeni e le manganellate della polizia, in lotta contro i fascisti come in un grande western urbano (un Gangs of Milano senza le facciotte che al cinema fanno sospirare le ragazzine), abitando una porzione temporale che precede il grande buio della lotta armata, dell'eroina che resetta le menti di tanti compagni e del processo di annientamento dei movimenti nelle fabbriche, nei quartieri, nelle università, attuato da un Pci in odore di compromesso storico. "Sono le 15.30 il vice questore indossa il casco infilandosi la banda tricolore - poi fa cenno al trombettista - che di fatto ordina la carica - peeerepppeeeerrre - pereppp... Stunk - stunk - al terzo squillo un sampietrino dell'Elvezio - pone fine al triste suono..." 1968-1977: dieci anni di impermeabili militari verdi, Ray-ban a goccia sugli occhi (erano 'lo scalpo' strappato ai nemici, il trofeo di battaglia), di identità comune fortificata dall'amicizia. "Una volta mi sono preso da un tipo losco e aristocratico un paio di costosissimi Ray-ban tecnici con le lenti azzurre - e siccome dobbiamo travestirci - ho pensato che potevo portarli io - per il disorientamento con la doppia giravolta...". Andrea Bellini era un capo, un picchiatore che in queste pagine diventa una voce 'altra' rispetto a quelle degli intellettuali che fin qui hanno scritto saggi sui movimenti di lotta emersi dal dopoguerra italiano. Lucidamente contro la scelta di impugnare le armi e partecipare al delirio dissolutivo degli anni di piombo causato dalla perversa illusione di ottenere giustizia attraverso la violenza, il protagonista di questa storia vera fa vivere fino in fondo al lettore il passaggio dall'eroico fervore resistenziale dell'adolescenza al disorientamento provocato dai lutti, dal progressivo, irreversibile frammentarsi del tessuto unitario a metà dei Settanta. Milano, gli amici, i nemici e le donne. E le occupazioni, le rivendicazioni degli studenti che volevano distruggere l'esistente senza riuscire a mettere bene a fuoco il futuro; la Statale (abitata da spettri infarciti di ideologia stalinista), l'Unione Inquilini, Lotta Continua, i racconti dei vecchi partigiani, Mao Tse-tung e il popolo Viet-Cong, la libertà sessuale come un rito d'iniziazione. Se La Banda Bellini fosse un film, sarebbe un Super 8 dalla pellicola graffiata ma girato benissimo. Se fosse una canzone, sarebbe senz'altro Gates of the West oppure The Magnificent seven dei Clash. Philopat, quarantenne scrittore passato dalle fanzines fotocopiate al web, ha costruito un libro avvincente puntando sull'amarezza degli sconfitti, scegliendo un sopravvissuto che conserva il ricordo di un'ingenua determinazione. Eroe di un quartiere rosso, personaggio che parla di errori e ribellioni al nostro tempo, a chi oggi scende in piazza per manifestare pacificamente il proprio dissenso, rischiando di essere comunque criminalizzato. da www.blackmailmag.com, 7/4/2003 di S.B. |
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Il futuro nelle nostre mani |
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Il 17 dicembre 2001 al Teatro Polivalente Occupato di Bologna, Zero in Condotta, Radio Città 103, TPO, Attac Italia, Associazione per il Rinnovamento della Sinistra, organizzano l'incontro-dibattito "Il futuro nelle nostre mani" a cui partecipano D. Mucignat, A. Tortorella, G. Chiesa, V. Agnoletto, G. Bettin, L. Casarini, M. Bersani, F. Giordano, C. Salvi, G. Rinaldini. . L'intento è quello di indagare il futuro possibile della sinistra italiana in relazione ad un movimento che si è conquistato un fortissimo consenso sociale. |
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Stop Occupation! |
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documentario sull'azione di interposizione della carovana di action4peace in palestina,aprile 2002, visual city virus |
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30 min., betacam, 2002 Vcp/010 Dal 27 marzo all’8 aprile 2002 più di 200 italiani hanno partecipato con altre delegazioni internazionali aderenti alla piattaforma Action for Peace ad una carovana in Palestina. Abbiamo camminato attraverso i Territori ri-occupati, dove l’esercito di Sharon ha dichiarato guerra alla popolazione civile palestinese. Abbiamo camminato attraverso Ramallah, una città assediata e sotto coprifuoco, dove i cecchini colpiscono tutto ciò che si muove. Abbiamo camminato attraverso la guerra globale permanente, dove nessuna pace può più esistere se non quella armata. Abbiamo disobbedito al divieto di essere testimoni. |
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8 |
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E il nostro ambiente? |
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La terra non e' un'eredita' che ci hanno lasciato i nostri padri, ma un prestito che ci fanno i nostri figli. |
uimd:note |
La terra non e' un'eredita' che ci hanno lasciato i nostri padri, ma un prestito che ci fanno i nostri figli secondo rapporto sullo stato dell'ambiente La sfida che abbiamo davanti oggi e' di reinventare il benessere per renderlo capace di giustizia: L'ecologia e' una pietra angolare per garantire una convivenza nel mondo, per rendere possibile una cittadinanza globale. WOLFGANG SACHS |
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31 |
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dc:creator |
Visual Communication Project |
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2003-06-01 |
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Noocse giugno 2000 |
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La mobilitazione a bologna contro il vertice ocse |
uimd:note |
13 min., betacam, 2000. Vcp/002 Dalle assemblee alle manifestazioni contro l’OCSE che si riuniva a Bologna nel giugno del 2000. Vi sono brani dalle prime riunioni di indymedia che allora sperimentava, per la prima volta in Italia, un canale di comunicazione audiovisiva aperto alla partecipazione collettiva. |
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2 |
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26 |
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dc:creator |
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2001-01-20 |
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