Parliamo insieme ad un amico di Matteo, arrestato giovedì 11 giugno 2015 per i fatti di Cremona ed ora detenuto al carcere della Dozza. Chi è Matteo e quali sono i fatti di cui è imputato? Matteo viene accusato di devastazione e saccheggio, sappiamo che è una legge del passato.. Sabato c'è stato l'interrogatorio di Matteo hai qualche novità che viene da quel giorno? State organizzando presidi o benefit a favore di Matteo?
Analisi della riforma che chiuderà gli ospedali psichiatrici giudiziari(OPG) spostando i reclusi nelle residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza(REMS) dove per il trattamento degli internati è molto simile a quello effettuato nelle precedenti struttura. Quasi sono i cambiamenti e quali invece sono le cose che rimarranno identiche?
ROMA, Ponte Galeria: Nei giorni scorsi nel CIE si sono riscontrate proteste per le condizioni di reclusione. Si sono registrati atti di autolesionismo per attrarre attenzione. La polizia è intervenuta per sedare la protesta - VARESE: Il tribunale ha respinto la richiesta della questura di sottoporre a sorveglianza speciale un attivista dei centri sociali ritenendo la richiesta pretestuosa e non legittima, si rimane ora in attesa di medesime richieste della questura di Bologna e Torino - PARMA: Condannato lo stato a pagare per le mancate cure mediche in carcere, un ex detenuto infatti per questo ha perso l'uso delle gambe - CALABRIA, Arghillà: Interrogazione parlamentare per riuscire ad avere informazioni sulle mancate cure mediche del detenuto morto in carcere Roberto Jerinò, si attendono ora le risposte dei ministri Orlando e Lorenzino - OPG: Vista l'imminente chiusura che dovrebbe avvenire il 31 marzo, i detenuti ritenuti dimissibili verranno inviati presso delle REMS finanziate dai fondi per la chiusura degli OPG, quelli non ritenuti dimissibili verranno spostati in sezioni a loro dedicate nei carceri di Rebibbia, Civitavecchia, Regina Coeli, Velletri - LEGGE: La riforma del codice penale è attualmente spinta in due distinte direzioni, il ministro Orlando procede con la strada della depenalizzazione dei reati di lieve entità, misure penali alternative mentre il giudice Gratteri che porterebbe ad una sostanziale inasprimento delle pene - AFGHANISTAN: La prigione fiore all'occhiello della città di Herat la si deve agli italiani, munita di un sistema aggiornatissimo di telesorveglianza. L'ONU nel frattempo riporta con un dossier che all'interno di quel carcere vi siano torture continue e donne punite per reati inesistenti in qualsiasi altro luogo del mondo - Il ministero della giustizia e del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria parteciperanno all'EXPO di Milano con i progetti di inclusione sociale e libera scuola di cucina - TORINO: Il 21 febbraio ci sarà un corteo NOTAV di solidarietà in risposta alle pesante sentenza del 27 gennaio che ha visto condannati 47 attivisti. Ci saranno pulman da Bologna
Affrontiamo la questione burocratica della migrazione insieme all'avvocato Rosa oggi ospite in redazione: Cos'è un visto d'ingresso e che prospettive di vita permette ad un migrante? Quali sono e chi si può rivolgere una domanda di permesso di soggiorno? Cosa succede in caso di diniego? Nel caso di sospensione dell'ordine di allontanamento da parte del TAR quali sono le peculiarità della questura di Bologna?
Riprendiamo la questione migrazione con l'avvocato Rosa: Qual'è una buona pratica che un migrante potrebbe seguire per esser sicuro che al momento della richiesta del rinnovo del permesso di soggiorno per motivi lavorativi questo abbia tutte le carte in regola? E se il lavoratore scoprisse che il datore di lavoro non versa i contributi? Esistono sportelli che forniscono assistenza legale ai quali chiedere informazioni e che abbiano un ambiente migliore di quello della questura? Possiamo spiegare perché abbiamo definito la questura di Bologna come un luogo non disponibile o facile da affrontare per un migrante che debba svolgere pratiche per rinnovare il suo permesso di soggiorno?
Intervista alla associazione progrè: Come nasce, quando e cosa vi ha spinto a parlare di questi temi? Quali sono stati i riscontri dei dibattiti e degli interventi che avete fatto per il progetto "fine pena mai"? C'è stato qualcosa che vi ha colpito particolarmente trattando questo tema? Avete in cantiere qualche altra iniziativa? Quali sono i vostri canali di comunicazione?
BOLOGNA, Dozza: Muore un 37enne pare morto di infarto - GENOVA, Marassi: 3 detenuti si cuciono la bocca per protesta, un altro detenuto per cercare di evitare l'espulsione ha mangiato 4 pile - PIACENZA: un detenuto si è autolesionato e tornato dalle cure mediche ha distrutto i suppellettili della sua cella - SICILIA, Ragusa: Scoppia un incendio per un guasto ad una bomboletta a gas, lievi ustioni - SULMONA: Il carcere è invaso di topi! - ROMA, Rebibbia: una donna malata di epatite C, AIDS e tumore al cervello, considerata invalida al 100% è obbligata a rimanere nell'infermeria del carcere per scontare una pensa di 2 mesi e 24 giorni - NOTAV: Inspiegabile blocco dei colloqui con amici e famigliari per Niccolo, Claudio, Chiara e Mattia arrestati con lo spauracchio del terrorismo - Il presidente della corte d'appello di Milano alla cerimonia di apertura dell'anno giudiziario dichiara che l'unica soluzione al sovraffollamento attuale è l'indulto - FERRARA: Paolo Forlani, Monica Segatto, Luca Pollastri, Enzo Pontani condannati per aver ucciso a botte Federico Aldrovandi sono di nuovo liberi e in divisa dopo 6 mesi - G8: Niente risarcimento per un manifestante ingiustamente imprigionato perché nonostante non facesse niente di illegale, compariva in alcuni video vicino a dove ci sarebbero state delle violenze - ROMA, Pontegaleria: 13 rinchiusi al CIE si sono cuciti la bocca per le condizioni e per i tempi di permanenze
GENOVA, MARASSI: il 9 gennaio un uomo a tentato di impiccarsi alla finistra nella sua cella - SANTA CATERINA, PISTOIA: Tenta di impiccarsi nella cella d'isolamento pochi giorni dopo del suo arresto e la moglie ne viene a conoscenza solo una volta recatasi al colloquio - BUONCAMMINO: Roberto Congiu rischiava di morire nella sua cella in seguito all'esplosione di una bombola di gas, ustionato per il 60% del corpo e costretto a portare un busto a causa delle gravi lesioni riportati alle vertebre tornato finalmente a casa chiede aiuto e giustizia - POGGIO REALE: Vincenzo Di Sarno 35enne da 5 anni in carcere, gravemente malato di una malattia per cui nessun carcere è adeguatamente attrezzato, dopo essersi visto rifiutare i domiciliari, con una lettera al Presidente della Repubblica chiede l'eutanasia - TORINO, CARCERE MINORILE: Tenta il suicidio un ragazzo al compimento della maggiore età - SANTA MARIA MAGGIORE: Rinviati a giudizio altri 3 agenti penitenziari Stefano Di Loreto, Leonardo Nardino, Franco Sacco per il caso della cella 408 scoperta dopo che il 5 marzo 2009 Sherib Debijau ci si è impiccato con una coperta. Il giudice ha emesso anche una prima sentenza di condanna con rito abbreviato di 6 mesi di reclusione per omicidio corposo e 5 mesi e 10 giorni per abusi per Elena Caputo, sono stati prosciolti Di Pietro Leo e Vincenzo Amoroso perchè incredibilmente non erano a conoscenza delle torture e degli abusi che regolarmente accadevano dentro tale cella - STATI UNITI: Seconda esecuzione del 2014 in Oklahoma mediante iniezione letale ad un afro americano di nome Michael Lee Wilson, la prima esecuzione risale invece al 7 gennaio in Florida - RAVENNA: Attivato l'utilizzo del braccialetto elettronico per i detenuti agli arresti domiciliari - SVIZZERA: Marco Camenish anarchico detenuto da molto tempo entra in sciopero della fame - FIRENZE, SOLLICCIANO: Durante una passeggiata di una parlamentare di SEL i detenuti le lanciano brandelli di quelli che erroneamente vengono definiti materassi, poi riunendosi in assemblea hanno descritto le condizioni inumane della loro detenzione - Venerdì 10 gennaio 120 prigionieri hanno occupato uno spazio comune per protestare contro la mancata consegna del sopra-vitto - TORINO: Il 13 gennaio il tribunale del riesame ha confermato le misure cautelari in carcere e il reato di attentato con finalità terroristiche per i 4 NOTAV arrestati il 9 gennaio: Niccolò, Chiara, Mattia, Claudio. Durante la giornata alcuni cessi sono stati intasati allagando alcuni locali del tribunale - BOLOGNA: l'11 gennaio un detenuto della Dozza ha dato fuoco al materasso di spugna per protestare contro le condizioni di sovraffollamento e degrado - OUTLAW: Il 17 gennaio avrà luogo un ulteriore udienza del processo per associazione a delinquere con finalità eversiva per i compagni del Fuoriluogo. Rinnoviamo l'invito a partecipare
“Futuro anteriore” è un oggetto narrativo non-identificato. È un racconto e un saggio. È un ebook.
Immaginiamo un futuro remoto nel quale l’unica testimonianza della nostra civiltà sia una versione cartacea di “Futuro anteriore”. Cosa potranno capire i nostri discendenti del trentesimo o del trentacinquesimo secolo dopo Cristo? A proposito… Chi era ’sto Cristo? Perché quelli là contavano gli anni a partire da lui? Che ninnenanne cantavano ai loro bebè? Come pregavano? A cosa servivano quelle montagne di polimeri plasmati in varie forme che ci hanno lasciato? Boh. Certo che l’archeologia è affascinante, potrei stare a scavare in questa regione per tutta la vita e trovare un enigma al minuto… Per esempio, cosa c’è scritto qui?
B…OB…B…YS…OLO…U…NA…L…∖CRI…MA…SU…L…V…I…5O…
Facebook si avvia ad avere un miliardo di utenti. È uno straordinario dispositivo in grado di mettere a profitto ogni movimento compiuto sulla sua piattaforma. Nell’illusione di intrattenerci, o di promuovere i nostri progetti, lavoriamo invece per l’espansione di un nuovo tipo di mercato: il commercio relazionale. Nell’acquario di Facebook siamo tutti seguaci della Trasparenza Radicale: un insieme di pratiche narcisistiche e pornografia emotiva. Ci siamo sottoposti in maniera volontaria a un immenso esperimento sociale, economico, culturale e tecnico. L’anarco-capitalismo dei right libertarians californiani è il filo conduttore che ci permette di collegare Facebook ai Partiti Pirata europei, a Wikileaks. Gli algoritmi usati per la pubblicità personalizzata dai giganti della profilazione online, i nuovi padroni digitali (Facebook, Apple, Google, Amazon) sono gli stessi utilizzati dai governi dispotici per la repressione personalizzata. Nel nome della libertà di profitto. Tranquilli, nessun complotto: è solo il
FAR WEST DIGITALE.
IPPOLITA è un collettivo di scrittura conviviale. Libri e software copyleft http://ippolita.net
“Futuro anteriore” è un oggetto narrativo non-identificato. È un racconto e un saggio. È un ebook.
Immaginiamo un futuro remoto nel quale l’unica testimonianza della nostra civiltà sia una versione cartacea di “Futuro anteriore”. Cosa potranno capire i nostri discendenti del trentesimo o del trentacinquesimo secolo dopo Cristo? A proposito… Chi era ’sto Cristo? Perché quelli là contavano gli anni a partire da lui? Che ninnenanne cantavano ai loro bebè? Come pregavano? A cosa servivano quelle montagne di polimeri plasmati in varie forme che ci hanno lasciato? Boh. Certo che l’archeologia è affascinante, potrei stare a scavare in questa regione per tutta la vita e trovare un enigma al minuto… Per esempio, cosa c’è scritto qui?
B…OB…B…YS…OLO…U…NA…L…∖CRI…MA…SU…L…V…I…5O…
Presentazione del libro
Decolonizzare la follia. Scritti sulla psichiatria coloniale
di Frantz Fanon,
a cura di Roberto Beneduce
con Sandro Mezzadra, Roberto Beneduce
Il libro
Nell’opera di Frantz Fanon, racchiusa in un periodo di pochi anni (1951- 1961), prendono voce temi decisivi che non smettono d’interrogare il dibattito sulla condizione postcoloniale: le contraddizioni delle borghesie nazionali negli anni dell’indipendenza, lo spettro del razzismo e la sua oscura riproduzione nello Stato moderno, la costruzione della soggettività africana. Con l’ostinazione di chi aveva scritto “Ci sono troppi imbecilli su questa terra, e poiché lo dico, si tratta di provarlo”, nei lavori qui raccolti, per buona parte mai tradotti in italiano, Fanon ripercorre con altrettanta sistematicità le teorie psichiatriche e psicanalitiche dell’epoca. La sua è un’archeologia sovversiva che, di quelle teorie, rivela limiti e paradossi: un’etnologia critica dell’Occidente. Con toni a tratti profetici, i suoi scritti disegnano una fenomenologia politica del corpo coloniale nella quale affiorano molti dei problemi con i quali si misurano oggi l’etnopsichiatria e l’antropologia medica critica: la violenza quotidiana e invisibile che secerne la sofferenza dei dominati, il difficile incontro fra il clinico occidentale e il corpo inquieto dell’immigrato, l’economia morale delle sue menzogne. La psichiatria, chiamata da Fanon a riconoscere che è “impossibile guarire” in un con- testo di oppressione e di arbitrio, è invitata in queste pagine a interrogare conflitti e omissioni, e a confrontarsi con l’enigma politico della differenza, della malattia e della cura.
L’autore
Frantz Fanon (1925-1961), psichiatra e scrittore martinicano noto per il suo impegno anticoloniale. Tra i suoi lavori universalemente noti: Pelle nera, maschere bianche (Tropea, 1996), I dannati della terra (Einaudi, 2000).
Il curatore
Roberto Beneduce, antropologo e psichiatra, insegna presso l’Università di Torino. Ha fondato e dirige il Centro Frantz Fanon. Fra i suoi recenti lavori, Archeologie del trauma (Laterza, 2010), Corpi e saperi indocili (Bollati Boringhieri, 2010).
http://www.ombrecorte.it/more.asp?id=277&tipo=novita
Ore 22.30
Concerto COMPLESSINO VAZCA (ex muzak)
Quale migliore occasione per presentare il nuovo progetto della crema della Vazca. Un power duo prog ‘n’ roll crudo e delirante che tratta di rabbia, frustrazione, periferia, esplosione. La Vazca è una realtà indipendente che da anni si occupa di musica e concerti non solo in Puglia, ha organizzato numerosissimi eventi e ospitato pullman di band. Storie di musicisti che aiutano altri musicisti. Alberto Piccinni (aka Ibn Kalb) ha suonato in Italia, Portogallo, Francia, Germania, Argentina, Egitto… Principali progetti e collaborazioni: muzAk, Hysm?, Duassemicolcheiasinvertidas, Luca Coclite, Astragali Teatro, Gronge, Javier Alear Velez (Coso), Fabio Magistrali, Lepers Produtcions, Archiviazioni, Carlo Michele Schirinzi, Francesco Giannico, Giorgio Albanese, Gianluca De Rubertis… . Chi non conosce GG (mitico batterista dei Sambuca Gorilla) non è mai tornato a casa più tardi della mezzanotte.
Alberto Piccinni – guitar, voice
Gigi Calabro – drum
http://anothershame.blogspot.com/
https://sites.google.com/site/albertopiccinni/
Nell’ambito della Manifestazione Nazionale di Genuino Clandestino
(Bologna, 27 settembre – 2 ottobre),
Da Rosarno a Nardò. Crisi e lotte nell’agricoltura meridionale
In molte zone del Sud Italia l’agricoltura versa in uno stato di crisi profonda e duratura ed è strozzata dalla grande distribuzione organizzata. Il settore si regge soprattutto sfruttando pesantemente i braccianti stranieri, le cui condizioni di vita e di lavoro sono drammatiche.
Far fronte a questa situazione è da anni urgente e necessario. In questo incontro ci confronteremo con alcune delle esperienze più interessanti che si occupano di questi temi: l’associazione EquoSud, che nella Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) costruisce progetti che uniscono braccianti africani, piccoli produttori di agrumi e gruppi di consumatori critici; e le realtà che la scorsa estate hanno dato vita allo sciopero dei braccianti africani a Nardò (Lecce).
Ne discuteremo con:
Gianluca Nigro (associazione Finis Terrae, Puglia)
Yvan Sagnet (portavoce dei braccianti in sciopero di Nardò)
Moussa Sangare (assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma)
Michele Trungadi (contadino, associazione EquoSud)
Introduce: Mimmo Perrotta
www.campiaperti.org
Nell’ambito della Manifestazione Nazionale di Genuino Clandestino
(Bologna, 27 settembre – 2 ottobre),
Da Rosarno a Nardò. Crisi e lotte nell’agricoltura meridionale
In molte zone del Sud Italia l’agricoltura versa in uno stato di crisi profonda e duratura ed è strozzata dalla grande distribuzione organizzata. Il settore si regge soprattutto sfruttando pesantemente i braccianti stranieri, le cui condizioni di vita e di lavoro sono drammatiche.
Far fronte a questa situazione è da anni urgente e necessario. In questo incontro ci confronteremo con alcune delle esperienze più interessanti che si occupano di questi temi: l’associazione EquoSud, che nella Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) costruisce progetti che uniscono braccianti africani, piccoli produttori di agrumi e gruppi di consumatori critici; e le realtà che la scorsa estate hanno dato vita allo sciopero dei braccianti africani a Nardò (Lecce).
Ne discuteremo con:
Gianluca Nigro (associazione Finis Terrae, Puglia)
Yvan Sagnet (portavoce dei braccianti in sciopero di Nardò)
Moussa Sangare (assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma)
Michele Trungadi (contadino, associazione EquoSud)
Introduce: Mimmo Perrotta
www.campiaperti.org
Nell’ambito della Manifestazione Nazionale di Genuino Clandestino
(Bologna, 27 settembre – 2 ottobre),
Da Rosarno a Nardò. Crisi e lotte nell’agricoltura meridionale
In molte zone del Sud Italia l’agricoltura versa in uno stato di crisi profonda e duratura ed è strozzata dalla grande distribuzione organizzata. Il settore si regge soprattutto sfruttando pesantemente i braccianti stranieri, le cui condizioni di vita e di lavoro sono drammatiche.
Far fronte a questa situazione è da anni urgente e necessario. In questo incontro ci confronteremo con alcune delle esperienze più interessanti che si occupano di questi temi: l’associazione EquoSud, che nella Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) costruisce progetti che uniscono braccianti africani, piccoli produttori di agrumi e gruppi di consumatori critici; e le realtà che la scorsa estate hanno dato vita allo sciopero dei braccianti africani a Nardò (Lecce).
Ne discuteremo con:
Gianluca Nigro (associazione Finis Terrae, Puglia)
Yvan Sagnet (portavoce dei braccianti in sciopero di Nardò)
Moussa Sangare (assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma)
Michele Trungadi (contadino, associazione EquoSud)
Introduce: Mimmo Perrotta
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Nell’ambito della Manifestazione Nazionale di Genuino Clandestino
(Bologna, 27 settembre – 2 ottobre),
Da Rosarno a Nardò. Crisi e lotte nell’agricoltura meridionale
In molte zone del Sud Italia l’agricoltura versa in uno stato di crisi profonda e duratura ed è strozzata dalla grande distribuzione organizzata. Il settore si regge soprattutto sfruttando pesantemente i braccianti stranieri, le cui condizioni di vita e di lavoro sono drammatiche.
Far fronte a questa situazione è da anni urgente e necessario. In questo incontro ci confronteremo con alcune delle esperienze più interessanti che si occupano di questi temi: l’associazione EquoSud, che nella Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) costruisce progetti che uniscono braccianti africani, piccoli produttori di agrumi e gruppi di consumatori critici; e le realtà che la scorsa estate hanno dato vita allo sciopero dei braccianti africani a Nardò (Lecce).
Ne discuteremo con:
Gianluca Nigro (associazione Finis Terrae, Puglia)
Yvan Sagnet (portavoce dei braccianti in sciopero di Nardò)
Moussa Sangare (assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma)
Michele Trungadi (contadino, associazione EquoSud)
Introduce: Mimmo Perrotta
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Nell’ambito della Manifestazione Nazionale di Genuino Clandestino
(Bologna, 27 settembre – 2 ottobre),
Da Rosarno a Nardò. Crisi e lotte nell’agricoltura meridionale
In molte zone del Sud Italia l’agricoltura versa in uno stato di crisi profonda e duratura ed è strozzata dalla grande distribuzione organizzata. Il settore si regge soprattutto sfruttando pesantemente i braccianti stranieri, le cui condizioni di vita e di lavoro sono drammatiche.
Far fronte a questa situazione è da anni urgente e necessario. In questo incontro ci confronteremo con alcune delle esperienze più interessanti che si occupano di questi temi: l’associazione EquoSud, che nella Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) costruisce progetti che uniscono braccianti africani, piccoli produttori di agrumi e gruppi di consumatori critici; e le realtà che la scorsa estate hanno dato vita allo sciopero dei braccianti africani a Nardò (Lecce).
Ne discuteremo con:
Gianluca Nigro (associazione Finis Terrae, Puglia)
Yvan Sagnet (portavoce dei braccianti in sciopero di Nardò)
Moussa Sangare (assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma)
Michele Trungadi (contadino, associazione EquoSud)
Introduce: Mimmo Perrotta
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Video che racconta la presentazione del volume DENTRO LE GANG. Giovani, migranti e nuovi spazi pubblici (Ombre Corte, Verona, 2009) di L. Queirolo Palmas all interno della rassegna MERYXM all XM24 di Bologna il 19 maggio 2010. Le immagini di copertura sono tratte dal film LA VIDA LOCA di Christian Poveda. I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire âbandeâ: unâetichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati. Il filo rosso dellâinterpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità , quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
LIBERA è uno spazio autogestito.
Spazio sociale metropolitano al venerdì e sabato notte, comune agricola dalla domenica al giovedì. 5 anni sotto sgombero contro la costruzione di un autodromo e umilmente rasa al suolo l’8 agosto 2008 sotto un caldo infernale.
Un’esperienza autogestita includente e molto partecipata, che continua.
Saranno presenti i partecipanti all’esperienza autogestita modenese di LIBERA! per raccontare le esperienze passate ed i progetti futuri.
LIbera! unidea
“L’autogestione è inarrestabile perchè si nutre di desideri, sogni, idee, progettualità di individui liberi”.
LIBERA è uno spazio autogestito.
Spazio sociale metropolitano al venerdì e sabato notte, comune agricola dalla domenica al giovedì. 5 anni sotto sgombero contro la costruzione di un autodromo e umilmente rasa al suolo l’8 agosto 2008 sotto un caldo infernale.
Un’esperienza autogestita includente e molto partecipata, che continua.
Saranno presenti i partecipanti all’esperienza autogestita modenese di LIBERA! per raccontare le esperienze passate ed i progetti futuri.
LIbera! unidea
“L’autogestione è inarrestabile perchè si nutre di desideri, sogni, idee, progettualità di individui liberi”.
LIBERA è uno spazio autogestito.
Spazio sociale metropolitano al venerdì e sabato notte, comune agricola dalla domenica al giovedì. 5 anni sotto sgombero contro la costruzione di un autodromo e umilmente rasa al suolo l’8 agosto 2008 sotto un caldo infernale.
Un’esperienza autogestita includente e molto partecipata, che continua.
Saranno presenti i partecipanti all’esperienza autogestita modenese di LIBERA! per raccontare le esperienze passate ed i progetti futuri.
LIbera! unidea
“L’autogestione è inarrestabile perchè si nutre di desideri, sogni, idee, progettualità di individui liberi”.
LIBERA è uno spazio autogestito.
Spazio sociale metropolitano al venerdì e sabato notte, comune agricola dalla domenica al giovedì. 5 anni sotto sgombero contro la costruzione di un autodromo e umilmente rasa al suolo l’8 agosto 2008 sotto un caldo infernale.
Un’esperienza autogestita includente e molto partecipata, che continua.
Saranno presenti i partecipanti all’esperienza autogestita modenese di LIBERA! per raccontare le esperienze passate ed i progetti futuri.
LIbera! unidea
“L’autogestione è inarrestabile perchè si nutre di desideri, sogni, idee, progettualità di individui liberi”.
LIBERA è uno spazio autogestito.
Spazio sociale metropolitano al venerdì e sabato notte, comune agricola dalla domenica al giovedì. 5 anni sotto sgombero contro la costruzione di un autodromo e umilmente rasa al suolo l’8 agosto 2008 sotto un caldo infernale.
Un’esperienza autogestita includente e molto partecipata, che continua.
Saranno presenti i partecipanti all’esperienza autogestita modenese di LIBERA! per raccontare le esperienze passate ed i progetti futuri.
LIbera! unidea
“L’autogestione è inarrestabile perchè si nutre di desideri, sogni, idee, progettualità di individui liberi”.
A Bologna, in una saletta del centro sociale XM 24, esiste la Scuola di Italiano CON Migranti (S.I.M.). Un luogo dove imparare la lingua italiana ma anche molto di più. La scuola è anche un luogo dove aprirsi, confrontarsi, conoscersi, socializzare e costruire un processo di crescita insieme; è un luogo dove organizzare attività e parlare dei propri diritti, del proprio status politico-sociale e dove creare interazione tra realtà diverse, per provenienza, lingua, cultura. Insegnanti e studenti ci raccontano la propria esperienza all'interno della scuola ed il percorso che hanno svolto durante l'anno 2009/2010.
Presentazione del libro
“IL MARE DI MEZZO al tempo dei respingimenti”
(Infinito Edizioni, 2010)
con l’autore Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe.
Introduce Maurizio Ricciardi (Università di Bologna, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia)
Sant’Agostino era africano. Oggi che ne sarebbe di lui? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione…
Tre anni di inchieste, un viaggio tra memoria e attualità che vi farà trattenere il fiato dalla prima all’ultima pagina.
Una raccolta di testimonianze e storie che fanno la storia. La nostra storia. E quella di un Mediterraneo sempre più blindato dalla paura dell’altro.
“A noi scrittori non restano che le parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il Mare di Mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l’Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l’Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore: AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso”.
http://fortresseurope.blogspot.com/2010/03/il-mare-di-mezzo.html
Presentazione del libro
“IL MARE DI MEZZO al tempo dei respingimenti”
(Infinito Edizioni, 2010)
con l’autore Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe.
Introduce Maurizio Ricciardi (Università di Bologna, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia)
Sant’Agostino era africano. Oggi che ne sarebbe di lui? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione…
Tre anni di inchieste, un viaggio tra memoria e attualità che vi farà trattenere il fiato dalla prima all’ultima pagina.
Una raccolta di testimonianze e storie che fanno la storia. La nostra storia. E quella di un Mediterraneo sempre più blindato dalla paura dell’altro.
“A noi scrittori non restano che le parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il Mare di Mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l’Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l’Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore: AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso”.
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Presentazione del libro
“IL MARE DI MEZZO al tempo dei respingimenti”
(Infinito Edizioni, 2010)
con l’autore Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe.
Introduce Maurizio Ricciardi (Università di Bologna, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia)
Sant’Agostino era africano. Oggi che ne sarebbe di lui? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione…
Tre anni di inchieste, un viaggio tra memoria e attualità che vi farà trattenere il fiato dalla prima all’ultima pagina.
Una raccolta di testimonianze e storie che fanno la storia. La nostra storia. E quella di un Mediterraneo sempre più blindato dalla paura dell’altro.
“A noi scrittori non restano che le parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il Mare di Mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l’Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l’Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore: AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso”.
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Presentazione del libro
“IL MARE DI MEZZO al tempo dei respingimenti”
(Infinito Edizioni, 2010)
con l’autore Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe.
Introduce Maurizio Ricciardi (Università di Bologna, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia)
Sant’Agostino era africano. Oggi che ne sarebbe di lui? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione…
Tre anni di inchieste, un viaggio tra memoria e attualità che vi farà trattenere il fiato dalla prima all’ultima pagina.
Una raccolta di testimonianze e storie che fanno la storia. La nostra storia. E quella di un Mediterraneo sempre più blindato dalla paura dell’altro.
“A noi scrittori non restano che le parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il Mare di Mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l’Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l’Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore: AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso”.
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Presentazione del libro
“IL MARE DI MEZZO al tempo dei respingimenti”
(Infinito Edizioni, 2010)
con l’autore Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe.
Introduce Maurizio Ricciardi (Università di Bologna, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia)
Sant’Agostino era africano. Oggi che ne sarebbe di lui? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione…
Tre anni di inchieste, un viaggio tra memoria e attualità che vi farà trattenere il fiato dalla prima all’ultima pagina.
Una raccolta di testimonianze e storie che fanno la storia. La nostra storia. E quella di un Mediterraneo sempre più blindato dalla paura dell’altro.
“A noi scrittori non restano che le parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il Mare di Mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l’Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l’Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore: AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso”.
http://fortresseurope.blogspot.com/2010/03/il-mare-di-mezzo.html
Presentazione del libro
“IL MARE DI MEZZO al tempo dei respingimenti”
(Infinito Edizioni, 2010)
con l’autore Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe.
Introduce Maurizio Ricciardi (Università di Bologna, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia)
Sant’Agostino era africano. Oggi che ne sarebbe di lui? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione…
Tre anni di inchieste, un viaggio tra memoria e attualità che vi farà trattenere il fiato dalla prima all’ultima pagina.
Una raccolta di testimonianze e storie che fanno la storia. La nostra storia. E quella di un Mediterraneo sempre più blindato dalla paura dell’altro.
“A noi scrittori non restano che le parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il Mare di Mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l’Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l’Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore: AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso”.
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Presentazione del libro
“IL MARE DI MEZZO al tempo dei respingimenti”
(Infinito Edizioni, 2010)
con l’autore Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe.
Introduce Maurizio Ricciardi (Università di Bologna, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia)
Sant’Agostino era africano. Oggi che ne sarebbe di lui? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione…
Tre anni di inchieste, un viaggio tra memoria e attualità che vi farà trattenere il fiato dalla prima all’ultima pagina.
Una raccolta di testimonianze e storie che fanno la storia. La nostra storia. E quella di un Mediterraneo sempre più blindato dalla paura dell’altro.
“A noi scrittori non restano che le parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il Mare di Mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l’Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l’Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore: AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso”.
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Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione del libro
“IL MARE DI MEZZO al tempo dei respingimenti”
(Infinito Edizioni, 2010)
con l’autore Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe.
Introduce Maurizio Ricciardi (Università di Bologna, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia)
Sant’Agostino era africano. Oggi che ne sarebbe di lui? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione…
Tre anni di inchieste, un viaggio tra memoria e attualità che vi farà trattenere il fiato dalla prima all’ultima pagina.
Una raccolta di testimonianze e storie che fanno la storia. La nostra storia. E quella di un Mediterraneo sempre più blindato dalla paura dell’altro.
“A noi scrittori non restano che le parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il Mare di Mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l’Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l’Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore: AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso”.
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Un’occasione per raccontare come cambia la cucina con i nuovi cittadini da tutto il mondo. E per ricordare che le novità sono una risorsa e non un problema…
Ci sono poche cose che definiscono un popolo più della sua cucina: il cibo non è solo sapore ma anche appartenenza, legame profondo con la propria comunità. Chi si trasferisce in un altro paese è obbligato a cambiare abito e lingua, ma cerca sempre di conservare qualcosa della cucina originaria.
In Italia, nazione che affida molta della propria identità alla tradizione culinaria, l’immigrazione è un fenomeno relativamente recente e le abitudini a tavola delle nuove popolazioni vengono spesso tenute ai margini. Tuttavia, fermo restando il predominio di pizza e spaghetti, ci sono persone curiose che, nel silenzio delle loro cucine, stanno cominciando a mischiare i sapori e a ibridare le tradizioni, cioè a creare nuovi piatti.
A volte aggiungono o sostituiscono ingredienti alle ricette del loro paese di origine, a volte modificano piatti italiani secondo i propri gusti oppure creano accostamenti inconsueti tra pietanze diverse. Sono ricette scorrette che non si trovano sui libri di cucina, né su quelli italiani né su quelli etnici: hanno sapori imprevisti, ingredienti nuovi, gusti che contaminano felicemente la presunta correttezza della ricetta originale.
Questo libro pubblica ricette ma non è un ricettario. Di solito un libro di cucina stabilisce quali sono le regole davanti ai fornelli. Qui invece ogni piatto è un atto di invenzione individuale, un sorprendente incontro di tradizioni e sapori raccontato in prima persona da quanti si sono divertiti, più per gusto che per necessità, a sperimentare nuove pietanze.
Un’occasione per raccontare come cambia la cucina con i nuovi cittadini da tutto il mondo. E per ricordare che le novità sono una risorsa e non un problema…
Ci sono poche cose che definiscono un popolo più della sua cucina: il cibo non è solo sapore ma anche appartenenza, legame profondo con la propria comunità. Chi si trasferisce in un altro paese è obbligato a cambiare abito e lingua, ma cerca sempre di conservare qualcosa della cucina originaria.
In Italia, nazione che affida molta della propria identità alla tradizione culinaria, l’immigrazione è un fenomeno relativamente recente e le abitudini a tavola delle nuove popolazioni vengono spesso tenute ai margini. Tuttavia, fermo restando il predominio di pizza e spaghetti, ci sono persone curiose che, nel silenzio delle loro cucine, stanno cominciando a mischiare i sapori e a ibridare le tradizioni, cioè a creare nuovi piatti.
A volte aggiungono o sostituiscono ingredienti alle ricette del loro paese di origine, a volte modificano piatti italiani secondo i propri gusti oppure creano accostamenti inconsueti tra pietanze diverse. Sono ricette scorrette che non si trovano sui libri di cucina, né su quelli italiani né su quelli etnici: hanno sapori imprevisti, ingredienti nuovi, gusti che contaminano felicemente la presunta correttezza della ricetta originale.
Questo libro pubblica ricette ma non è un ricettario. Di solito un libro di cucina stabilisce quali sono le regole davanti ai fornelli. Qui invece ogni piatto è un atto di invenzione individuale, un sorprendente incontro di tradizioni e sapori raccontato in prima persona da quanti si sono divertiti, più per gusto che per necessità, a sperimentare nuove pietanze.
Un’occasione per raccontare come cambia la cucina con i nuovi cittadini da tutto il mondo. E per ricordare che le novità sono una risorsa e non un problema…
Ci sono poche cose che definiscono un popolo più della sua cucina: il cibo non è solo sapore ma anche appartenenza, legame profondo con la propria comunità. Chi si trasferisce in un altro paese è obbligato a cambiare abito e lingua, ma cerca sempre di conservare qualcosa della cucina originaria.
In Italia, nazione che affida molta della propria identità alla tradizione culinaria, l’immigrazione è un fenomeno relativamente recente e le abitudini a tavola delle nuove popolazioni vengono spesso tenute ai margini. Tuttavia, fermo restando il predominio di pizza e spaghetti, ci sono persone curiose che, nel silenzio delle loro cucine, stanno cominciando a mischiare i sapori e a ibridare le tradizioni, cioè a creare nuovi piatti.
A volte aggiungono o sostituiscono ingredienti alle ricette del loro paese di origine, a volte modificano piatti italiani secondo i propri gusti oppure creano accostamenti inconsueti tra pietanze diverse. Sono ricette scorrette che non si trovano sui libri di cucina, né su quelli italiani né su quelli etnici: hanno sapori imprevisti, ingredienti nuovi, gusti che contaminano felicemente la presunta correttezza della ricetta originale.
Questo libro pubblica ricette ma non è un ricettario. Di solito un libro di cucina stabilisce quali sono le regole davanti ai fornelli. Qui invece ogni piatto è un atto di invenzione individuale, un sorprendente incontro di tradizioni e sapori raccontato in prima persona da quanti si sono divertiti, più per gusto che per necessità, a sperimentare nuove pietanze.
Un’occasione per raccontare come cambia la cucina con i nuovi cittadini da tutto il mondo. E per ricordare che le novità sono una risorsa e non un problema…
Ci sono poche cose che definiscono un popolo più della sua cucina: il cibo non è solo sapore ma anche appartenenza, legame profondo con la propria comunità. Chi si trasferisce in un altro paese è obbligato a cambiare abito e lingua, ma cerca sempre di conservare qualcosa della cucina originaria.
In Italia, nazione che affida molta della propria identità alla tradizione culinaria, l’immigrazione è un fenomeno relativamente recente e le abitudini a tavola delle nuove popolazioni vengono spesso tenute ai margini. Tuttavia, fermo restando il predominio di pizza e spaghetti, ci sono persone curiose che, nel silenzio delle loro cucine, stanno cominciando a mischiare i sapori e a ibridare le tradizioni, cioè a creare nuovi piatti.
A volte aggiungono o sostituiscono ingredienti alle ricette del loro paese di origine, a volte modificano piatti italiani secondo i propri gusti oppure creano accostamenti inconsueti tra pietanze diverse. Sono ricette scorrette che non si trovano sui libri di cucina, né su quelli italiani né su quelli etnici: hanno sapori imprevisti, ingredienti nuovi, gusti che contaminano felicemente la presunta correttezza della ricetta originale.
Questo libro pubblica ricette ma non è un ricettario. Di solito un libro di cucina stabilisce quali sono le regole davanti ai fornelli. Qui invece ogni piatto è un atto di invenzione individuale, un sorprendente incontro di tradizioni e sapori raccontato in prima persona da quanti si sono divertiti, più per gusto che per necessità, a sperimentare nuove pietanze.
Facebook si avvia ad avere un miliardo di utenti. È uno straordinario dispositivo in grado di mettere a profitto ogni movimento compiuto sulla sua piattaforma. Nell’illusione di intrattenerci, o di promuovere i nostri progetti, lavoriamo invece per l’espansione di un nuovo tipo di mercato: il commercio relazionale. Nell’acquario di Facebook siamo tutti seguaci della Trasparenza Radicale: un insieme di pratiche narcisistiche e pornografia emotiva. Ci siamo sottoposti in maniera volontaria a un immenso esperimento sociale, economico, culturale e tecnico. L’anarco-capitalismo dei right libertarians californiani è il filo conduttore che ci permette di collegare Facebook ai Partiti Pirata europei, a Wikileaks. Gli algoritmi usati per la pubblicità personalizzata dai giganti della profilazione online, i nuovi padroni digitali (Facebook, Apple, Google, Amazon) sono gli stessi utilizzati dai governi dispotici per la repressione personalizzata. Nel nome della libertà di profitto. Tranquilli, nessun complotto: è solo il
FAR WEST DIGITALE.
IPPOLITA è un collettivo di scrittura conviviale. Libri e software copyleft http://ippolita.net
Lavoro migrante e razzismo nel segno dello stato
Partecipano:
Alfonso de Vito (Rete antirazzista campana),
Antonello Mangano (curatore di Gli africani salveranno l'Italia),
Giuseppe Pugliese (Osservatorio migranti di Rosarno),
Baziir Sene (Coordinamento Migranti Bologna).
Lavoro migrante e razzismo nel segno dello stato
Partecipano:
Alfonso de Vito (Rete antirazzista campana),
Antonello Mangano (curatore di Gli africani salveranno l'Italia),
Giuseppe Pugliese (Osservatorio migranti di Rosarno),
Baziir Sene (Coordinamento Migranti Bologna).
Lavoro migrante e razzismo nel segno dello stato
Partecipano:
Alfonso de Vito (Rete antirazzista campana),
Antonello Mangano (curatore di Gli africani salveranno l'Italia),
Giuseppe Pugliese (Osservatorio migranti di Rosarno),
Baziir Sene (Coordinamento Migranti Bologna).
Lavoro migrante e razzismo nel segno dello stato
Partecipano:
Alfonso de Vito (Rete antirazzista campana),
Antonello Mangano (curatore di Gli africani salveranno l'Italia),
Giuseppe Pugliese (Osservatorio migranti di Rosarno),
Baziir Sene (Coordinamento Migranti Bologna).
I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell’immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire “bande”: un’etichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati.
Il filo rosso dell’interpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità, quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
Intervengono L. Queirolo Palmas e Paolo Languasco (Centro sociale Zapata)
I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell’immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire “bande”: un’etichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati.
Il filo rosso dell’interpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità, quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
Intervengono L. Queirolo Palmas e Paolo Languasco (Centro sociale Zapata)
I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell’immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire “bande”: un’etichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati.
Il filo rosso dell’interpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità, quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
Intervengono L. Queirolo Palmas e Paolo Languasco (Centro sociale Zapata)
I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell’immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire “bande”: un’etichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati.
Il filo rosso dell’interpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità, quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
Intervengono L. Queirolo Palmas e Paolo Languasco (Centro sociale Zapata)
I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell’immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire “bande”: un’etichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati.
Il filo rosso dell’interpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità, quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
Intervengono L. Queirolo Palmas e Paolo Languasco (Centro sociale Zapata)
I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell’immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire “bande”: un’etichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati.
Il filo rosso dell’interpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità, quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
Intervengono L. Queirolo Palmas e Paolo Languasco (Centro sociale Zapata)
I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell’immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire “bande”: un’etichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati.
Il filo rosso dell’interpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità, quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
Intervengono L. Queirolo Palmas e Paolo Languasco (Centro sociale Zapata)
I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell’immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire “bande”: un’etichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati.
Il filo rosso dell’interpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità, quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
Intervengono L. Queirolo Palmas e Paolo Languasco (Centro sociale Zapata)