Riprendiamo la questione migrazione con l'avvocato Rosa: Qual'è una buona pratica che un migrante potrebbe seguire per esser sicuro che al momento della richiesta del rinnovo del permesso di soggiorno per motivi lavorativi questo abbia tutte le carte in regola? E se il lavoratore scoprisse che il datore di lavoro non versa i contributi? Esistono sportelli che forniscono assistenza legale ai quali chiedere informazioni e che abbiano un ambiente migliore di quello della questura? Possiamo spiegare perché abbiamo definito la questura di Bologna come un luogo non disponibile o facile da affrontare per un migrante che debba svolgere pratiche per rinnovare il suo permesso di soggiorno?
Affrontiamo la questione burocratica della migrazione insieme all'avvocato Rosa oggi ospite in redazione: Cos'è un visto d'ingresso e che prospettive di vita permette ad un migrante? Quali sono e chi si può rivolgere una domanda di permesso di soggiorno? Cosa succede in caso di diniego? Nel caso di sospensione dell'ordine di allontanamento da parte del TAR quali sono le peculiarità della questura di Bologna?
Nell’ambito della Manifestazione Nazionale di Genuino Clandestino
(Bologna, 27 settembre – 2 ottobre),
Da Rosarno a Nardò. Crisi e lotte nell’agricoltura meridionale
In molte zone del Sud Italia l’agricoltura versa in uno stato di crisi profonda e duratura ed è strozzata dalla grande distribuzione organizzata. Il settore si regge soprattutto sfruttando pesantemente i braccianti stranieri, le cui condizioni di vita e di lavoro sono drammatiche.
Far fronte a questa situazione è da anni urgente e necessario. In questo incontro ci confronteremo con alcune delle esperienze più interessanti che si occupano di questi temi: l’associazione EquoSud, che nella Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) costruisce progetti che uniscono braccianti africani, piccoli produttori di agrumi e gruppi di consumatori critici; e le realtà che la scorsa estate hanno dato vita allo sciopero dei braccianti africani a Nardò (Lecce).
Ne discuteremo con:
Gianluca Nigro (associazione Finis Terrae, Puglia)
Yvan Sagnet (portavoce dei braccianti in sciopero di Nardò)
Moussa Sangare (assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma)
Michele Trungadi (contadino, associazione EquoSud)
Introduce: Mimmo Perrotta
www.campiaperti.org
Nell’ambito della Manifestazione Nazionale di Genuino Clandestino
(Bologna, 27 settembre – 2 ottobre),
Da Rosarno a Nardò. Crisi e lotte nell’agricoltura meridionale
In molte zone del Sud Italia l’agricoltura versa in uno stato di crisi profonda e duratura ed è strozzata dalla grande distribuzione organizzata. Il settore si regge soprattutto sfruttando pesantemente i braccianti stranieri, le cui condizioni di vita e di lavoro sono drammatiche.
Far fronte a questa situazione è da anni urgente e necessario. In questo incontro ci confronteremo con alcune delle esperienze più interessanti che si occupano di questi temi: l’associazione EquoSud, che nella Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) costruisce progetti che uniscono braccianti africani, piccoli produttori di agrumi e gruppi di consumatori critici; e le realtà che la scorsa estate hanno dato vita allo sciopero dei braccianti africani a Nardò (Lecce).
Ne discuteremo con:
Gianluca Nigro (associazione Finis Terrae, Puglia)
Yvan Sagnet (portavoce dei braccianti in sciopero di Nardò)
Moussa Sangare (assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma)
Michele Trungadi (contadino, associazione EquoSud)
Introduce: Mimmo Perrotta
www.campiaperti.org
Nell’ambito della Manifestazione Nazionale di Genuino Clandestino
(Bologna, 27 settembre – 2 ottobre),
Da Rosarno a Nardò. Crisi e lotte nell’agricoltura meridionale
In molte zone del Sud Italia l’agricoltura versa in uno stato di crisi profonda e duratura ed è strozzata dalla grande distribuzione organizzata. Il settore si regge soprattutto sfruttando pesantemente i braccianti stranieri, le cui condizioni di vita e di lavoro sono drammatiche.
Far fronte a questa situazione è da anni urgente e necessario. In questo incontro ci confronteremo con alcune delle esperienze più interessanti che si occupano di questi temi: l’associazione EquoSud, che nella Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) costruisce progetti che uniscono braccianti africani, piccoli produttori di agrumi e gruppi di consumatori critici; e le realtà che la scorsa estate hanno dato vita allo sciopero dei braccianti africani a Nardò (Lecce).
Ne discuteremo con:
Gianluca Nigro (associazione Finis Terrae, Puglia)
Yvan Sagnet (portavoce dei braccianti in sciopero di Nardò)
Moussa Sangare (assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma)
Michele Trungadi (contadino, associazione EquoSud)
Introduce: Mimmo Perrotta
www.campiaperti.org
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(Bologna, 27 settembre – 2 ottobre),
Da Rosarno a Nardò. Crisi e lotte nell’agricoltura meridionale
In molte zone del Sud Italia l’agricoltura versa in uno stato di crisi profonda e duratura ed è strozzata dalla grande distribuzione organizzata. Il settore si regge soprattutto sfruttando pesantemente i braccianti stranieri, le cui condizioni di vita e di lavoro sono drammatiche.
Far fronte a questa situazione è da anni urgente e necessario. In questo incontro ci confronteremo con alcune delle esperienze più interessanti che si occupano di questi temi: l’associazione EquoSud, che nella Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) costruisce progetti che uniscono braccianti africani, piccoli produttori di agrumi e gruppi di consumatori critici; e le realtà che la scorsa estate hanno dato vita allo sciopero dei braccianti africani a Nardò (Lecce).
Ne discuteremo con:
Gianluca Nigro (associazione Finis Terrae, Puglia)
Yvan Sagnet (portavoce dei braccianti in sciopero di Nardò)
Moussa Sangare (assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma)
Michele Trungadi (contadino, associazione EquoSud)
Introduce: Mimmo Perrotta
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Nell’ambito della Manifestazione Nazionale di Genuino Clandestino
(Bologna, 27 settembre – 2 ottobre),
Da Rosarno a Nardò. Crisi e lotte nell’agricoltura meridionale
In molte zone del Sud Italia l’agricoltura versa in uno stato di crisi profonda e duratura ed è strozzata dalla grande distribuzione organizzata. Il settore si regge soprattutto sfruttando pesantemente i braccianti stranieri, le cui condizioni di vita e di lavoro sono drammatiche.
Far fronte a questa situazione è da anni urgente e necessario. In questo incontro ci confronteremo con alcune delle esperienze più interessanti che si occupano di questi temi: l’associazione EquoSud, che nella Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) costruisce progetti che uniscono braccianti africani, piccoli produttori di agrumi e gruppi di consumatori critici; e le realtà che la scorsa estate hanno dato vita allo sciopero dei braccianti africani a Nardò (Lecce).
Ne discuteremo con:
Gianluca Nigro (associazione Finis Terrae, Puglia)
Yvan Sagnet (portavoce dei braccianti in sciopero di Nardò)
Moussa Sangare (assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma)
Michele Trungadi (contadino, associazione EquoSud)
Introduce: Mimmo Perrotta
www.campiaperti.org
Video che racconta la presentazione del volume DENTRO LE GANG. Giovani, migranti e nuovi spazi pubblici (Ombre Corte, Verona, 2009) di L. Queirolo Palmas all interno della rassegna MERYXM all XM24 di Bologna il 19 maggio 2010. Le immagini di copertura sono tratte dal film LA VIDA LOCA di Christian Poveda. I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire âbandeâ: unâetichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati. Il filo rosso dellâinterpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità , quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
A Bologna, in una saletta del centro sociale XM 24, esiste la Scuola di Italiano CON Migranti (S.I.M.). Un luogo dove imparare la lingua italiana ma anche molto di più. La scuola è anche un luogo dove aprirsi, confrontarsi, conoscersi, socializzare e costruire un processo di crescita insieme; è un luogo dove organizzare attività e parlare dei propri diritti, del proprio status politico-sociale e dove creare interazione tra realtà diverse, per provenienza, lingua, cultura. Insegnanti e studenti ci raccontano la propria esperienza all'interno della scuola ed il percorso che hanno svolto durante l'anno 2009/2010.
Presentazione del libro
“IL MARE DI MEZZO al tempo dei respingimenti”
(Infinito Edizioni, 2010)
con l’autore Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe.
Introduce Maurizio Ricciardi (Università di Bologna, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia)
Sant’Agostino era africano. Oggi che ne sarebbe di lui? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione…
Tre anni di inchieste, un viaggio tra memoria e attualità che vi farà trattenere il fiato dalla prima all’ultima pagina.
Una raccolta di testimonianze e storie che fanno la storia. La nostra storia. E quella di un Mediterraneo sempre più blindato dalla paura dell’altro.
“A noi scrittori non restano che le parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il Mare di Mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l’Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l’Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore: AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso”.
http://fortresseurope.blogspot.com/2010/03/il-mare-di-mezzo.html
Presentazione del libro
“IL MARE DI MEZZO al tempo dei respingimenti”
(Infinito Edizioni, 2010)
con l’autore Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe.
Introduce Maurizio Ricciardi (Università di Bologna, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia)
Sant’Agostino era africano. Oggi che ne sarebbe di lui? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione…
Tre anni di inchieste, un viaggio tra memoria e attualità che vi farà trattenere il fiato dalla prima all’ultima pagina.
Una raccolta di testimonianze e storie che fanno la storia. La nostra storia. E quella di un Mediterraneo sempre più blindato dalla paura dell’altro.
“A noi scrittori non restano che le parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il Mare di Mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l’Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l’Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore: AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso”.
http://fortresseurope.blogspot.com/2010/03/il-mare-di-mezzo.html
Presentazione del libro
“IL MARE DI MEZZO al tempo dei respingimenti”
(Infinito Edizioni, 2010)
con l’autore Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe.
Introduce Maurizio Ricciardi (Università di Bologna, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia)
Sant’Agostino era africano. Oggi che ne sarebbe di lui? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione…
Tre anni di inchieste, un viaggio tra memoria e attualità che vi farà trattenere il fiato dalla prima all’ultima pagina.
Una raccolta di testimonianze e storie che fanno la storia. La nostra storia. E quella di un Mediterraneo sempre più blindato dalla paura dell’altro.
“A noi scrittori non restano che le parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il Mare di Mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l’Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l’Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore: AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso”.
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Presentazione del libro
“IL MARE DI MEZZO al tempo dei respingimenti”
(Infinito Edizioni, 2010)
con l’autore Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe.
Introduce Maurizio Ricciardi (Università di Bologna, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia)
Sant’Agostino era africano. Oggi che ne sarebbe di lui? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione…
Tre anni di inchieste, un viaggio tra memoria e attualità che vi farà trattenere il fiato dalla prima all’ultima pagina.
Una raccolta di testimonianze e storie che fanno la storia. La nostra storia. E quella di un Mediterraneo sempre più blindato dalla paura dell’altro.
“A noi scrittori non restano che le parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il Mare di Mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l’Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l’Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore: AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso”.
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Presentazione del libro
“IL MARE DI MEZZO al tempo dei respingimenti”
(Infinito Edizioni, 2010)
con l’autore Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe.
Introduce Maurizio Ricciardi (Università di Bologna, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia)
Sant’Agostino era africano. Oggi che ne sarebbe di lui? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione…
Tre anni di inchieste, un viaggio tra memoria e attualità che vi farà trattenere il fiato dalla prima all’ultima pagina.
Una raccolta di testimonianze e storie che fanno la storia. La nostra storia. E quella di un Mediterraneo sempre più blindato dalla paura dell’altro.
“A noi scrittori non restano che le parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il Mare di Mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l’Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l’Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore: AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso”.
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Presentazione del libro
“IL MARE DI MEZZO al tempo dei respingimenti”
(Infinito Edizioni, 2010)
con l’autore Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe.
Introduce Maurizio Ricciardi (Università di Bologna, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia)
Sant’Agostino era africano. Oggi che ne sarebbe di lui? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione…
Tre anni di inchieste, un viaggio tra memoria e attualità che vi farà trattenere il fiato dalla prima all’ultima pagina.
Una raccolta di testimonianze e storie che fanno la storia. La nostra storia. E quella di un Mediterraneo sempre più blindato dalla paura dell’altro.
“A noi scrittori non restano che le parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il Mare di Mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l’Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l’Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore: AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso”.
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Presentazione del libro
“IL MARE DI MEZZO al tempo dei respingimenti”
(Infinito Edizioni, 2010)
con l’autore Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe.
Introduce Maurizio Ricciardi (Università di Bologna, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia)
Sant’Agostino era africano. Oggi che ne sarebbe di lui? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione…
Tre anni di inchieste, un viaggio tra memoria e attualità che vi farà trattenere il fiato dalla prima all’ultima pagina.
Una raccolta di testimonianze e storie che fanno la storia. La nostra storia. E quella di un Mediterraneo sempre più blindato dalla paura dell’altro.
“A noi scrittori non restano che le parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il Mare di Mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l’Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l’Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore: AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso”.
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Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione e dibattito su Ge.M.IC., un progetto di ricerca transnazionale finanziato dall’Unione Europea. Tre team di ricerca hanno affrontato il tema degli spazi urbani dal punto di vista dei migranti a Bologna, Atene e Barcellona. Tre città, tre quartieri, molte storie. Nella serata saranno presentati i principali risultati della ricerca a partire dalla condizione migrante a Bologna e nella Bolognina.
Presentazione del libro
“IL MARE DI MEZZO al tempo dei respingimenti”
(Infinito Edizioni, 2010)
con l’autore Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe.
Introduce Maurizio Ricciardi (Università di Bologna, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia)
Sant’Agostino era africano. Oggi che ne sarebbe di lui? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione…
Tre anni di inchieste, un viaggio tra memoria e attualità che vi farà trattenere il fiato dalla prima all’ultima pagina.
Una raccolta di testimonianze e storie che fanno la storia. La nostra storia. E quella di un Mediterraneo sempre più blindato dalla paura dell’altro.
“A noi scrittori non restano che le parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il Mare di Mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l’Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l’Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore: AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso”.
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Un’occasione per raccontare come cambia la cucina con i nuovi cittadini da tutto il mondo. E per ricordare che le novità sono una risorsa e non un problema…
Ci sono poche cose che definiscono un popolo più della sua cucina: il cibo non è solo sapore ma anche appartenenza, legame profondo con la propria comunità. Chi si trasferisce in un altro paese è obbligato a cambiare abito e lingua, ma cerca sempre di conservare qualcosa della cucina originaria.
In Italia, nazione che affida molta della propria identità alla tradizione culinaria, l’immigrazione è un fenomeno relativamente recente e le abitudini a tavola delle nuove popolazioni vengono spesso tenute ai margini. Tuttavia, fermo restando il predominio di pizza e spaghetti, ci sono persone curiose che, nel silenzio delle loro cucine, stanno cominciando a mischiare i sapori e a ibridare le tradizioni, cioè a creare nuovi piatti.
A volte aggiungono o sostituiscono ingredienti alle ricette del loro paese di origine, a volte modificano piatti italiani secondo i propri gusti oppure creano accostamenti inconsueti tra pietanze diverse. Sono ricette scorrette che non si trovano sui libri di cucina, né su quelli italiani né su quelli etnici: hanno sapori imprevisti, ingredienti nuovi, gusti che contaminano felicemente la presunta correttezza della ricetta originale.
Questo libro pubblica ricette ma non è un ricettario. Di solito un libro di cucina stabilisce quali sono le regole davanti ai fornelli. Qui invece ogni piatto è un atto di invenzione individuale, un sorprendente incontro di tradizioni e sapori raccontato in prima persona da quanti si sono divertiti, più per gusto che per necessità, a sperimentare nuove pietanze.
Un’occasione per raccontare come cambia la cucina con i nuovi cittadini da tutto il mondo. E per ricordare che le novità sono una risorsa e non un problema…
Ci sono poche cose che definiscono un popolo più della sua cucina: il cibo non è solo sapore ma anche appartenenza, legame profondo con la propria comunità. Chi si trasferisce in un altro paese è obbligato a cambiare abito e lingua, ma cerca sempre di conservare qualcosa della cucina originaria.
In Italia, nazione che affida molta della propria identità alla tradizione culinaria, l’immigrazione è un fenomeno relativamente recente e le abitudini a tavola delle nuove popolazioni vengono spesso tenute ai margini. Tuttavia, fermo restando il predominio di pizza e spaghetti, ci sono persone curiose che, nel silenzio delle loro cucine, stanno cominciando a mischiare i sapori e a ibridare le tradizioni, cioè a creare nuovi piatti.
A volte aggiungono o sostituiscono ingredienti alle ricette del loro paese di origine, a volte modificano piatti italiani secondo i propri gusti oppure creano accostamenti inconsueti tra pietanze diverse. Sono ricette scorrette che non si trovano sui libri di cucina, né su quelli italiani né su quelli etnici: hanno sapori imprevisti, ingredienti nuovi, gusti che contaminano felicemente la presunta correttezza della ricetta originale.
Questo libro pubblica ricette ma non è un ricettario. Di solito un libro di cucina stabilisce quali sono le regole davanti ai fornelli. Qui invece ogni piatto è un atto di invenzione individuale, un sorprendente incontro di tradizioni e sapori raccontato in prima persona da quanti si sono divertiti, più per gusto che per necessità, a sperimentare nuove pietanze.
Un’occasione per raccontare come cambia la cucina con i nuovi cittadini da tutto il mondo. E per ricordare che le novità sono una risorsa e non un problema…
Ci sono poche cose che definiscono un popolo più della sua cucina: il cibo non è solo sapore ma anche appartenenza, legame profondo con la propria comunità. Chi si trasferisce in un altro paese è obbligato a cambiare abito e lingua, ma cerca sempre di conservare qualcosa della cucina originaria.
In Italia, nazione che affida molta della propria identità alla tradizione culinaria, l’immigrazione è un fenomeno relativamente recente e le abitudini a tavola delle nuove popolazioni vengono spesso tenute ai margini. Tuttavia, fermo restando il predominio di pizza e spaghetti, ci sono persone curiose che, nel silenzio delle loro cucine, stanno cominciando a mischiare i sapori e a ibridare le tradizioni, cioè a creare nuovi piatti.
A volte aggiungono o sostituiscono ingredienti alle ricette del loro paese di origine, a volte modificano piatti italiani secondo i propri gusti oppure creano accostamenti inconsueti tra pietanze diverse. Sono ricette scorrette che non si trovano sui libri di cucina, né su quelli italiani né su quelli etnici: hanno sapori imprevisti, ingredienti nuovi, gusti che contaminano felicemente la presunta correttezza della ricetta originale.
Questo libro pubblica ricette ma non è un ricettario. Di solito un libro di cucina stabilisce quali sono le regole davanti ai fornelli. Qui invece ogni piatto è un atto di invenzione individuale, un sorprendente incontro di tradizioni e sapori raccontato in prima persona da quanti si sono divertiti, più per gusto che per necessità, a sperimentare nuove pietanze.
Un’occasione per raccontare come cambia la cucina con i nuovi cittadini da tutto il mondo. E per ricordare che le novità sono una risorsa e non un problema…
Ci sono poche cose che definiscono un popolo più della sua cucina: il cibo non è solo sapore ma anche appartenenza, legame profondo con la propria comunità. Chi si trasferisce in un altro paese è obbligato a cambiare abito e lingua, ma cerca sempre di conservare qualcosa della cucina originaria.
In Italia, nazione che affida molta della propria identità alla tradizione culinaria, l’immigrazione è un fenomeno relativamente recente e le abitudini a tavola delle nuove popolazioni vengono spesso tenute ai margini. Tuttavia, fermo restando il predominio di pizza e spaghetti, ci sono persone curiose che, nel silenzio delle loro cucine, stanno cominciando a mischiare i sapori e a ibridare le tradizioni, cioè a creare nuovi piatti.
A volte aggiungono o sostituiscono ingredienti alle ricette del loro paese di origine, a volte modificano piatti italiani secondo i propri gusti oppure creano accostamenti inconsueti tra pietanze diverse. Sono ricette scorrette che non si trovano sui libri di cucina, né su quelli italiani né su quelli etnici: hanno sapori imprevisti, ingredienti nuovi, gusti che contaminano felicemente la presunta correttezza della ricetta originale.
Questo libro pubblica ricette ma non è un ricettario. Di solito un libro di cucina stabilisce quali sono le regole davanti ai fornelli. Qui invece ogni piatto è un atto di invenzione individuale, un sorprendente incontro di tradizioni e sapori raccontato in prima persona da quanti si sono divertiti, più per gusto che per necessità, a sperimentare nuove pietanze.
Lavoro migrante e razzismo nel segno dello stato
Partecipano:
Alfonso de Vito (Rete antirazzista campana),
Antonello Mangano (curatore di Gli africani salveranno l'Italia),
Giuseppe Pugliese (Osservatorio migranti di Rosarno),
Baziir Sene (Coordinamento Migranti Bologna).
Lavoro migrante e razzismo nel segno dello stato
Partecipano:
Alfonso de Vito (Rete antirazzista campana),
Antonello Mangano (curatore di Gli africani salveranno l'Italia),
Giuseppe Pugliese (Osservatorio migranti di Rosarno),
Baziir Sene (Coordinamento Migranti Bologna).
Lavoro migrante e razzismo nel segno dello stato
Partecipano:
Alfonso de Vito (Rete antirazzista campana),
Antonello Mangano (curatore di Gli africani salveranno l'Italia),
Giuseppe Pugliese (Osservatorio migranti di Rosarno),
Baziir Sene (Coordinamento Migranti Bologna).
Lavoro migrante e razzismo nel segno dello stato
Partecipano:
Alfonso de Vito (Rete antirazzista campana),
Antonello Mangano (curatore di Gli africani salveranno l'Italia),
Giuseppe Pugliese (Osservatorio migranti di Rosarno),
Baziir Sene (Coordinamento Migranti Bologna).
I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell’immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire “bande”: un’etichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati.
Il filo rosso dell’interpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità, quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
Intervengono L. Queirolo Palmas e Paolo Languasco (Centro sociale Zapata)
I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell’immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire “bande”: un’etichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati.
Il filo rosso dell’interpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità, quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
Intervengono L. Queirolo Palmas e Paolo Languasco (Centro sociale Zapata)
I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell’immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire “bande”: un’etichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati.
Il filo rosso dell’interpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità, quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
Intervengono L. Queirolo Palmas e Paolo Languasco (Centro sociale Zapata)
I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell’immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire “bande”: un’etichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati.
Il filo rosso dell’interpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità, quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
Intervengono L. Queirolo Palmas e Paolo Languasco (Centro sociale Zapata)
I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell’immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire “bande”: un’etichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati.
Il filo rosso dell’interpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità, quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
Intervengono L. Queirolo Palmas e Paolo Languasco (Centro sociale Zapata)
I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell’immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire “bande”: un’etichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati.
Il filo rosso dell’interpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità, quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
Intervengono L. Queirolo Palmas e Paolo Languasco (Centro sociale Zapata)
I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell’immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire “bande”: un’etichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati.
Il filo rosso dell’interpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità, quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
Intervengono L. Queirolo Palmas e Paolo Languasco (Centro sociale Zapata)
I saggi raccolti in questo volume esplorano il mondo subalterno dei figli dell’immigrazione attraverso un lungo lavoro di ricerca condotto in diversi contesti urbani a contatto diretto con quelle aggregazioni giovanili che i media sono soliti definire “bande”: un’etichetta stigmatizzante che riflette la produzione di panico nei confronti delle pratiche di visibilità e socialità di strada dei giovani immigrati.
Il filo rosso dell’interpretazione risiede nel protagonismo individuale e collettivo dei giovani incontrati nel corso della ricerca. Non si tratta di nude vite, rinchiuse in un universo di impossibilità, quanto piuttosto di vite attive, capaci di produrre in modo creativo, pubblicamente, visibilmente, forme e luoghi di presenza e di resistenza.
Intervengono L. Queirolo Palmas e Paolo Languasco (Centro sociale Zapata)
Presentazione del libro
Decolonizzare la follia. Scritti sulla psichiatria coloniale
di Frantz Fanon,
a cura di Roberto Beneduce
con Sandro Mezzadra, Roberto Beneduce
Il libro
Nell’opera di Frantz Fanon, racchiusa in un periodo di pochi anni (1951- 1961), prendono voce temi decisivi che non smettono d’interrogare il dibattito sulla condizione postcoloniale: le contraddizioni delle borghesie nazionali negli anni dell’indipendenza, lo spettro del razzismo e la sua oscura riproduzione nello Stato moderno, la costruzione della soggettività africana. Con l’ostinazione di chi aveva scritto “Ci sono troppi imbecilli su questa terra, e poiché lo dico, si tratta di provarlo”, nei lavori qui raccolti, per buona parte mai tradotti in italiano, Fanon ripercorre con altrettanta sistematicità le teorie psichiatriche e psicanalitiche dell’epoca. La sua è un’archeologia sovversiva che, di quelle teorie, rivela limiti e paradossi: un’etnologia critica dell’Occidente. Con toni a tratti profetici, i suoi scritti disegnano una fenomenologia politica del corpo coloniale nella quale affiorano molti dei problemi con i quali si misurano oggi l’etnopsichiatria e l’antropologia medica critica: la violenza quotidiana e invisibile che secerne la sofferenza dei dominati, il difficile incontro fra il clinico occidentale e il corpo inquieto dell’immigrato, l’economia morale delle sue menzogne. La psichiatria, chiamata da Fanon a riconoscere che è “impossibile guarire” in un con- testo di oppressione e di arbitrio, è invitata in queste pagine a interrogare conflitti e omissioni, e a confrontarsi con l’enigma politico della differenza, della malattia e della cura.
L’autore
Frantz Fanon (1925-1961), psichiatra e scrittore martinicano noto per il suo impegno anticoloniale. Tra i suoi lavori universalemente noti: Pelle nera, maschere bianche (Tropea, 1996), I dannati della terra (Einaudi, 2000).
Il curatore
Roberto Beneduce, antropologo e psichiatra, insegna presso l’Università di Torino. Ha fondato e dirige il Centro Frantz Fanon. Fra i suoi recenti lavori, Archeologie del trauma (Laterza, 2010), Corpi e saperi indocili (Bollati Boringhieri, 2010).
http://www.ombrecorte.it/more.asp?id=277&tipo=novita
Ore 22.30
Concerto COMPLESSINO VAZCA (ex muzak)
Quale migliore occasione per presentare il nuovo progetto della crema della Vazca. Un power duo prog ‘n’ roll crudo e delirante che tratta di rabbia, frustrazione, periferia, esplosione. La Vazca è una realtà indipendente che da anni si occupa di musica e concerti non solo in Puglia, ha organizzato numerosissimi eventi e ospitato pullman di band. Storie di musicisti che aiutano altri musicisti. Alberto Piccinni (aka Ibn Kalb) ha suonato in Italia, Portogallo, Francia, Germania, Argentina, Egitto… Principali progetti e collaborazioni: muzAk, Hysm?, Duassemicolcheiasinvertidas, Luca Coclite, Astragali Teatro, Gronge, Javier Alear Velez (Coso), Fabio Magistrali, Lepers Produtcions, Archiviazioni, Carlo Michele Schirinzi, Francesco Giannico, Giorgio Albanese, Gianluca De Rubertis… . Chi non conosce GG (mitico batterista dei Sambuca Gorilla) non è mai tornato a casa più tardi della mezzanotte.
Alberto Piccinni – guitar, voice
Gigi Calabro – drum
http://anothershame.blogspot.com/
https://sites.google.com/site/albertopiccinni/