Quella dell’emergenza è una bufala che ci raccontano perché è più facile immaginare una fame tutta africana, che vedere la realtà. La realtà è fatta di operai del nord che hanno perso il lavoro e vengono a fare la raccolta per rimediare un salario, la realtà è fatta di richiedenti asilo che attendono da oltre due anni la risposta che consentirebbe loro di andare via, di cercarsi un lavoro stabile. La guerra in Libia è finita da due anni, ma i profughi di quella guerra vivono ancora in un limbo apolide.
Se vedessimo la realtà vedremmo che la condizione degli africani di Rosarno è ormai la condizione di tanta parte dei lavoratori italiani. L’unica emergenza è quella quotidiana di uno sfruttamento senza limiti, perché per i padroni non conta il colore delle pelle, ma quello dei soldi.
Le arance che mangiamo sono sempre più amare.
Passeggio su un arcobaleno sbiadito,
che fine hanno fatto i colori?
Nelle corsie d'ospedale non si parla certo di resurrezione
anche se qualche azienda sta organizzando il nuovo business.
Mattia recita ancora le preghiere,
Marco ascolta con disgusto,
gli agnelli odiano Abramo.
Un piccolo grande personaggio che tutti conoscono ma in cui pochi si ritrovano. Burattino, aspirante bambino desideroso di libertà e poco incline alla fatica. Un racconto puro e per questo eterno. Perché, perché, perché sono un monello / Perché, perché, perché son senza cuore né cervello / Perché son libero e giocondo / Perché, perché son nato giramondo / Perché, perché non voglio andare a scuola / Perché, perché dai libri non imparo una parola / Perché la vita è tanto bella / Eppur si sa non tutto il mondo balla / A tutti questi cento e più perché, perché / Io cerco una risposta anche per te / E urlano, strillano, corrono, mi vogliono ubbidiente, / Docile, vinto e come un burattino / Mi vorrebbero guidar / è vietato schiamazzar, è proibito brontolar / Il bambino ha da ubbidir, fare i compiti e studiar / Lo so, lo so, lo so sono monello / Lo so, lo so, lo so son senza cuore né cervello / Lo so, son proprio un giramondo / Eppur non so piegarmi a questo mondo / Io scappo e mi ribello sai perché, perché? / Perché sono un bambino come te / E spiegalo, diglielo, cantalo, che scoppi il finimondo / Urlalo, strillalo, la vita è tanto bella / E la vorrei goder / Basta poco per campar, che m'importa di studiar / Non si può solo ubbidir, voglio vivere e capir / Lo so, lo so, lo so sono monello / Lo so, lo so, lo so son senza cuore né cervello / Lo so, son proprio un giramondo / Eppur non so piegarmi a questo mondo / Lo so, lo so, lo so sono monello / Lo so, lo so, lo so son senza cuore né cervello / Lo so, son proprio un giramondo / Eppur non so piegarmi a questo mondo
Voglio tornare nella selva, avere un nuovo nome, vivere una nuova primavera. L'immagine pubblica è diventata una delle più grandi distrazioni delle masse. Meglio vivere con il passamontagna. Sono un manifesto vivente, non sono malato e non sono morto, anche se mi hanno ucciso molte volte.
La poesia è il mondo stesso che prende la parola. La verità è qualcosa che fa male, che mette in crisi. La verità non è qualcosa di dolce, distrugge i sogni che abbiamo nella testa. Quando il gioco si fa muro i muri bisogna inziare ad abbatterli. Sempre dalla parte degli insensati. Un po' meno normali e un po' più umani.