In questa puntata conclusiva della prima stagione di A Bordo Pagina, affrontiamo il genere detto Horror, termine latino per "Orrore". L'Horror quindi comprende ciò che spaventa. Un insieme, già qui si capisce, incredibilmente vasto. Ed è scorretto pensare che questa narrativa ci parli di quello che non esiste. Quando si chiede a una persona di descrivere il suo amico immaginario questa persona dirà in sostanza molto di se stessa, non essendoci una corrispondenza materica, ma solo qualcosa che è nella sua testa. La stessa cosa vale per i nemici immaginari. Possiamo dunque ricavare dai protagonisti della letteratura horrorifica molto sulla società che li ha sviluppati.
Il pirata è l'irriducibile emblema della sfida al potere, ma contiene in se anche il rischio intrinseco nel concorrere al monopolio dell'uso della forza, cioè di ricreare un nuovo monopolio e quindi un nuovo potere. Tra i denti dei pirati contro ogni stato di oggi e di domani, in ogni caso, oltre che un pugnale può benissimo starci un libro di Salgari per una critica radicale ugualmente affilata.
Per ascoltare questa puntata si consiglia un orario notturno, meglio se in una giornata di pioggia, una bottiglia di un alcolico ad alta gradazione e quel po' di malinconia repressa ammantata di disincantato cinismo propria di chi vuol far credere di sapersi muovere in un mondo a tinte cupe e senza luce in fondo al tunnel. Anche una pistola sotto l'impermeabile fa atmosfera, ma forse di più difficile reperimento. Si parlerà infatti di noir.
Puntata dedicata alla narrativa western cioè quella sviluppata attorno al mito della frontiera, tra i miti fondativi della nazione statunitense e quello che più di altri cela il rimosso della sua conquista dei territori fino al Pacifico.
In questa puntata ci concentreremo sul fantastico inteso come "fantasy", sulle sue affnità e divergenze con la fantascienza e sulla battaglia per l'immaginario che si è combattuta per esso e su di esso.
Prima puntata di un ciclo dedicato alla letteratura che non arriva nei salotti buoni. Tacciata di essere letteratura di evasione, nel considerare il mare magno della narrativa di genere va ricordato come l'evasione, per chi è incarcerato, sia una delle forme più coraggiose di ribellione. E come all'evasione si associ spesso, anche se non necessariamente, la rivolta.
Nell'epoca dell'emergenza ambientale del capitalismo della sorveglianza, dei lockdown sanitari e delle tecnologie convergenti, la prima puntata non poteva che essere dedicata alla distopia.